Sommario:
1. Premessa
Ero inizialmente perplesso a pubblicare un editoriale, emotivamente spronato dal successo di una squadra di calcio, in una rivista giuridica, trattando di profili che non fossero principalmente giuridici. Per la verità, malgrado il mio interesse per lo sport, oltre che per la sua pratica, dipenda da studi relativi agli aspetti prevalentemente giuridici delle imprese sportive, peraltro concentrandomi soprattutto in passato nel settore dilettantistico, mi sono di recente trovato in diversi convegni a discutere su più generali legami tra il calcio e la società civile, sicché il Dipartimento dove opero ha accolto presidenti di FIFG, Lega Serie A, di società della massima serie, oltre che esponenti del CONI, di cui hanno anche parlato i media, con temi che, pur partendo da profili giuridici (come per l'analisi della giuridicità delle regole del calcio), si sono presto spostati in ambiti diversi, ma altrettanto importanti. Al centro della discussione vi è stato lo sport in tutte le sue forme, dal momento che rappresenta un importante strumento formativo d'integrazione sociale e di diffusione di valori universali positivi, veicolo di inclusione, partecipazione e aggregazione sociale.
La relazione tra ordinamenti e l'organizzazione e funzionamento della giustizia sportiva è, del resto, tema che nell'ultimo anno si è ravvivato grazie ai recenti avvenimenti che hanno posto all'attenzione i bilanci delle società di calcio in relazione al c.d. doping contabile (M. Rubino De Ritis, Alterazione del bilancio, vantaggi nelle competizioni sportive e violazione delle regole della concorrenza, in questa Rivista), che si aggiunge ai più noti doping, farmacologico e tecnologico, per ottenere vantaggi competitivi. I riflessi della formazione dei bilanci delle società di calcio sono tanti, anche sull'andamento dei mercati, per i club che hanno deciso di quotarsi in borsa; quotazione che in anni passati era diventata una vera e propria moda, oltre che una necessità per far fronte sempre più alle esigenze finanziarie nella gestione dei club più blasonati. Negli ultimi decenni il calcio si è allineato alle grandi tendenze in atto nell'economia e nella società, globalizzandosi anche da un punto di vista finanziario e nel contempo adottando nuovi modelli di sviluppo per sfruttare al meglio la passione dei tifosi, attraverso i media, e le potenzialità delle infrastrutture, in alcuni casi fatte realizzare dagli stessi club per lo sfruttamento di grandi eventi, non necessariamente sportivi (ad esempio, concerti).
Tuttavia, la rilevanza dello sport, come per il giurista così anche per l'economista e il sociologo, nell'odierna società non si ha solo con il calcio. Perciò, è sempre necessario collocare quest'ultimo sport in un ambito più ampio, malgrado in Italia sia soprattutto il calcio ad influenzare enormemente l'economia di un territorio.
Mi è sembrato allora opportuno ricordare le riflessioni cui si è giunti attraverso un percorso di interventi in convegni e seminari, con alcune mie pubblicazioni in questa rivista, quasi come una conclusione all'esito di un campionato, con una sia pur rapida analisi giuridica, economica e sociale, sulla base del successo della squadra della mia città, partendo da alcune osservazioni di fondo, legate al rapporto tra lo sport e la società.
2. Relazione tra Stato e società attraverso lo sport
La relazione tra lo Stato e la società si manifesta attraverso la politica che si esprime anche attraverso lo sport.
Da un lato, vi è lo Stato, con le sue principali funzioni rivolte alla salute, alla giustizia ed alla formazione. In particolare, all'attuale art. 32 Cost. si accompagnerà il nuovo testo dell'art. 33 Cost., oggetto di progetto di riforma per essere arricchito di precisi riferimenti alle attività sportive (con l'aggiunta, in coda al testo attualmente vigente, della frase: «la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme»: v. proposta di legge costituzionale n. 13). La giustizia, poi, conosce un modello sportivo di grande celerità ed efficienza. Il ruolo dello sport, infine, è, centrale sia nella formazione culturale dei giovani sia nella ricerca, tanto che diversi dipartimenti, di medicina (per verificare gli effetti dello sport sulla salute e preservare al contempo la salute degli atleti), di economia (per la parte di PIL prodotta in ambito sportivo), di ingegneria (per la ricerca di nuovi materiali, con conseguenze per i regolamenti tecnici di ogni disciplina), di giurisprudenza (per la necessaria formazione di regole nello sport) hanno da tempo iniziato percorsi di studio in questo settore.
Dall'altro, vi è la società, con i suoi attori, sia collettivi (club, federazioni) sia individuali (atleti, allenatori, sponsor), perché, in fondo, lo sport ha il potere di cambiare il mondo.
Al centro delle azioni di questi due poli vi è la politica, che si esplica in ambito sportivo con diverse direttrici, tra cui qui vorrei ricordarne soprattutto due: a) il diritto allo sport, che mostra attualmente un grande divario tra Nord e Sud del nostro Paese, per cui sono necessari interventi risolutivi a favore del Meridione (da realizzare attraverso scuole e università, dando idonee risorse ai Centri Universitari Sportivi); b) lo sport come strumento di emancipazione, attraverso interventi diretti a superare i limiti per i diversamente abili, diffondere maggiormente le pratiche sportive delle donne, far coltivare la pratica sportiva anche in terza età. Tali direttici hanno in comune la soluzione di problemi di tipo economico.
In Italia, senza abbastanza danaro non si può spesso praticare un'attività sportiva, proprio perché lo sport è maggiormente organizzato e gestito da associazioni e società di diritto privato, e non da scuole e università pubbliche. E per la verità, noto negli ambienti pubblici un grande interesse per il “medagliere”, non già propriamente per la diffusione del movimento sportivo e la crescita del numero di praticanti (tesserati o meno, attraverso le associazioni e società, alle federazioni) a prescindere dai risultati. Altrettanto spesso, scuola e università diventano “esclusive”, in luogo di essere “inclusive”, interessate cioè solo ai “campioni”.
Il paradosso dello sport sta proprio in questo: tutti in gara sono trattati ugualmente, ma non tutti riescono ad iniziare a praticare un'attività sportiva prima di potersi avvicinare a qualche competizione; e questo per problemi economici, indipendentemente dal voler praticare sport notoriamente costosi, come l'automobilismo, il golf, la vela, il triathlon.
3. Principii fondamentali
Una diversa linea politica da tenere in Italia nell'organizzazione e gestione dello sport ai sensi dell'attuale art. 32 Cost. e del nuovo art. 33 Cost. è indispensabile.
La disciplina eurounitaria, del resto, è sempre più protesa a dare rilevanza allo sport, strumento di contrasto di tutte le forme di esclusione sociale, riconoscendo un'intima connessione tra sport e diritti sociali, cioè quei diritti che sono di interesse dei cittadini. In tal senso è orientato il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che, all'articolo 165, afferma che «l'Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa» e, con la sua azione, mira tra l'altro a «sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l'equità e l'apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo l'integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi».
Per questo è apparso opportuno colmare una lacuna nel nostro ordinamento con una norma di rango costituzionale (nuovo art. 33 Cost.), che riconosca valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva, fattore di sviluppo e formazione della persona, strumento di aggregazione e di inclusione contro le diversità di tipo socio-economico, etnico-culturale o fisico-cognitivo, strettamente correlato con la salute intesa in senso lato (art. 32 Cost.). Si tratta, però, di una proposta normativa già presentata ed esaminata nella passata legislatura (approvata in testo unificato degli atti Senato nn. 747, 2262, 2474, 2478, 2480 e 2538) e arrivata quasi al termine dell'iter parlamentare (con due passaggi in Senato e trasmessa alla Camera dei Deputati per l'approvazione definitiva il 29 giugno 2022) non conclusosi a causa dello scioglimento anticipato delle Camere.
4. Intreccio sport e politica
Sport e politica sono collegati anche e soprattutto per il raggiungimento di interessi economici, quando dovrebbe essere il benessere psico-fisico dei cittadini l'aspetto principale da tenere presente.
L'intreccio sport-politica è oltremodo significativo, se si pensa ai leader politici presenti negli stadi o seduti alla presidenza di importanti club o hanno manifestato promesse a favore di un determinato settore sportivo in vista di elezioni. D'altronde, si possono spiegare per contrapposte idee politiche le adesioni delle tifoserie all'una o l'altra squadra di calcio della città, quando ancora esisteva una contrapposizione tra sinistra e destra (Milan-Inter; Torino-Juventus; Genoa-Sampdoria; Roma-Lazio).
Il collegamento tra politica nello sport e interessi economici è altrettanto evidente, se si pensa alla provenienza degli investimenti nelle principali società di calcio del mondo, con interventi massicci di finanza dagli U.S.A. come dai paesi arabi. Tuttavia non attrae solo il calcio: i grandi finanziatori hanno interessi nella formula 1 come nel basket così anche nel cricket, lo sport più amato dagli indiani. Le fonti importanti di incasso derivano dai diritti per i media, quindi per il broadcasting e lo streaming, ma non rappresentano l'unica voce enormemente cresciuta in questi anni. Si affiancano le entrate commerciali, che comprendono le sponsorizzazioni, il merchandising, lo sfruttamento degli stadi per altri utilizzi) e le operazioni commerciali in genere. Nei ricavi complessivi si aggiunge poi la voce più tradizionale, i cosiddetti matchday ovvero l'insieme delle entrate connesse con la presenza fisica dei tifosi nei giorni degli incontri per i biglietti di ingresse e le spese per cibo .
Da un punto di vista sociale, poi, alcuni sport, come il calcio, sono lo specchio delle tradizioni e credenze dei popoli (Goldstein, Il potere del pallone. Economia e politica del calcio globale, Bologna, 2022, 17 s.). Nel secolo scorso i modelli di gioco erano l'effetto delle caratteristiche culturali dei popoli: il Brasile, dotato di improvvisazione; l'Olanda, con il suo gioco totale, classico di una società disinibita; l'Italia, con il suo catenaccio, riflesso di una società ancora bloccata a difesa delle sue tradizioni; l'URSS con il suo stile di gioco scientifico-marxista. Poi c'è stata la globalizzazione (M. Rubino De Ritis, Globalizzazione e “soccerizzazione” dell'economia post mondiale (di calcio): il caso European Super League, in questa Rivista) e con questa si sono perse tali identità anche nel gioco per confrontarsi essenzialmente due modelli di base: l'uno che è l'effetto della visione estetica dell'esistenza, con la perfezione del gioco al di là del risultato; l'altro che è l'effetto di una visione pragmatica dell'esistenza, per cui occorre adottare lo stile al contesto.
5. Napoli
Queste brevi osservazioni portano anche a riflettere sulle conseguenze che può avere il successo della squadra di calcio in un determinato contesto territoriale, più o meno ampio, sia economicamente sia culturalmente. Manchester ha vissuto un periodo di industrializzazione e poi di crisi con forte disoccupazione, per poi riprendersi economicamente proprio in occasione dei successi dei propri club calcistici e per i successivi investimenti dall'estero (il Manchester United fu acquisito nel 2005 da Malcom Glazer, magnate statunitense proprietario anche nel football americano dei Tampa Bay Buccaneers; il Manchester City fu acquisito nel 2008 da Sheikh Mansour bin Zayed Al Nahyan della famiglia reale di Abu Dhab). E veniamo dunque a Napoli, che è l'esempio nostrano, in mani attualmente (e si spera per lungo tempo) italiane.
Napoli è un elemento di frattura, sia come metropoli sia come società di calcio, rispetto al resto del Paese per molti aspetti. La città, indubbiamente, a causa della sua eterogeneità e peculiarità rispetto a tutti gli altri centri urbani, rappresenta una situazione sociale unica, oltre che geografica. Il gioco della squadra, organizzato attraverso l'unione di calciatori meno noti al pubblico, si è caratterizzato per un'enorme vitalità, velocità ed efficacia.
Era ed è molto probabile che il divario fra grandi squadre del Nord e le altre sia destinato ad allargarsi (al Sud solo il Napoli e il Palermo hanno avuto esperienze in competizioni europee). Ma era ed è anche auspicabile un fenomeno, per la verità ben noto soprattutto al mondo digitale: l'emergere di startup che cerchino di conquistarsi spazi con business model nuovi, sfruttando anche le risorse di una finanza sempre alla ricerca di nuove occasioni. Nel mondo del calcio si è avuta conferma dell'esistenza ancora di spazi per modelli organizzativi che sfruttino appieno le competenze professionali dei propri tecnici, senza indebitarsi fortemente e senza essere costretti a ricorrere in larga scala ad operazioni di dubbia correttezza contabile per competere a livello internazionale (v. M. Rubino De Ritis, Società di calcio: plusvalenze fittizie e contratti U.F.O. (Unidentified Footballer Object), in questa Rivista).
Napoli, in grande conflitto sociale e culturale con il Nord del Paese, ha sempre visto come principale rivale la Juventus, la cui sede, Torino, richiama indubbiamente alla mente l'antagonismo tra il Regno di Sardegna e il Regno delle Due Sicilie, la cui annessione determinò l'Unità d'Italia. Oggi quell'antagonismo si è riproposto con Milano, dove tantissimi giovani da Napoli come da tante altre città meridionali vanno a studiare e lavorare, salvo rimanere attaccati alla propria terra, come si è visto in piazza del Duomo in occasione della notte dello scudetto.
Napoli sta rinascendo, economicamente, per gli interessi anche di multinazionali per le sue potenzialità, culturalmente, per le università che riprendono il ruolo che un tempo avevano, per il turismo, che vede la città tra i primi posti nel mondo tra i luoghi più ricercati da visitare. In questo contesto già di crescita, giunge l'agognato scudetto. Quali scenari si aprono?
6. Prospettive
Questo legame tra sport (calcio soprattutto, ma non solo) ed economia (turistica soprattutto) sarebbe agevolmente spiegabile, verificando l'indotto che si crea con il primo. Ma vi è dell'altro.
Vi è il profondo significato identitario che può dare lo sport alla squadra attraverso le competizioni cui partecipare.
Si manifesta adesso la differenza tra due epoche: quella di Maradona e quella attuale. Sono cambiate la mentalità e la città. Allora, la dilagante miseria, il distacco tra popolo e amministrazione pubblica, l'emigrazione verso il Nord furono dimenticate dietro al pallone per un rinascimento napoletano, che poco dopo si fermò. Oggi, risultano vincenti la programmazione, l'organizzazione, ma anche la fiducia non solo verso sé stessi ma anche da parti degli altri interlocutori internazionali verso la città, in un contesto sociale che da anni sta manifestandosi culturalmente ad alti livelli. Quella programmazione e organizzazione, accompagnata da correttezza finanziaria, sono un modello da seguire anche nella politica del territorio. Per certi versi, è difficile comprendere se vi sia un principio di causalità tra cambiamenti degli assetti organizzativi di una società di calcio e l'organizzazione sociale e culturale della città in cui essa opera. Sicuramente, però, non può dirsi che uno scudetto sia vinto per caso dopo 33 anni proprio in un momento di grande crescita e apertura della comunità insediata nel territorio dove è maggiormente presente il bacino di suoi tifosi.
Non desidero, però, che gli interessi culturali e politici si concentrino in una unica città, sia pur collocata al centro del Mezzogiorno, nel lontano ricordo di un Regno che fu. Invero, così come sono contrario ad una diffusa ideologia milanocentrica dell'economia italiana, altrettanto ritengo che non sia a Napoli che debbano concentrarsi tutte le risorse e gli interessi verso il Sud del Paese, come, invece, un paio di secoli orsono, fu fatto. Napoli può e deve essere un modello di ripresa per l'intero Meridione, con un particolare interesse delle nostre istituzioni spostata, di nuovo, verso il Mediterraneo.