Sommario:
- 1. Profili introduttivi.
- 2. Il diritto all'immagine nella percezione moderna.
- 3. I nuovi bilanciamenti: valori a confronto.
- 4. La perdita di centralità della tutela inibitoria.
- 5. La “nuova” immagine nel product placement digitale.
- 6. Le forme di violazione del diritto all'immagine e il (non) diritto a somigliare.
- 7. Gli effetti di un'interpretazione estensiva. Una non conclusione.
Il diritto all'immagine è annoverato tra i classici diritti fondamentali, e – in particolare modo – tra i diritti morali della personalità. Esso, più di ogni altro, è soggetto e oggetto delle mutevoli condizioni a cui la nostra società è continuamente esposta. I bilanciamenti del passato tra diritto alla riservatezza e diritto ad esercitare i doveri di cronaca non rappresentano più il fulcro del diritto all'immagine, che dispiega tutta la sua forza nel settore dei social network e nelle nuove modalità con cui si conducono le campagne pubblicitarie al loro interno. In tal senso, l'immagine individuale assume un inedito valore economico, in quanto espressione della propria identità personale, pur restando separato dalla diversa figura del diritto alla c.d. immagine commerciale, in nessun caso riconducibile, secondo il più consolidato orientamento dottrinale, all'art.10 c.c.
Il nuovo ruolo che l'immagine ha assunto è stato avvertito dalla più recente giurisprudenza, che – rievocando uno sparuto orientamento degli anni ‘80 – ha interpretato estensivamente l'art.10 c.c.in modo tale da tutelare anche l'emulazione dell'immagine altrui, andando a sanzionare l'uso di pose, atteggiamenti e vestiario che possano evocare nell'osservatore l'immagine altrui, lasciando presagire inedite ripercussioni nel settore delle sponsorizzazioni, effettuate da personalità influenti, all'interno delle piattaforme sociali.