Il Ministero della Salute è ritenuto civilmente responsabile per danni nei confronti del paziente che ha contratto il virus dell'epatite C, a seguito di emotrasfusioni effettuate nell'anno 1968.
Gli studi scientifici presenti al momento delle trasfusioni, non erano ancora stati in grado di individuare e dare uno specifico nome a determinate malattie tipiche.
Tuttavia i giudici di legittimità hanno stabilito che a prescindere dalla specificazione della malattia in termini tipici, rilevante per stabilire il nesso di casualità fra evento e danno, è individuare il rapporto fra la stessa e l'avvenuta trasfusione di sangue e soprattutto l'omissione di una scrupolosa vigilanza da parte del Ministero.