Sommario:
- 1. La Direttiva 93/13 come strumento indiretto di uniformazione economica e giuridica dell'Unione Europea
- 2. Il controllo del mercato creditizio nell'Europa dell'est attraverso i princìpi della Direttiva sulle clausole abusive
- 3. (Segue): le commissioni extra interessi nella dicotomia tra clausole “tecniche” ed “economiche”
- 4. (Segue): l'indicizzazione in valuta estera, tra opacità ed abusività
- 5. La graduale uniformazione processuale dei diritti nazionali attraverso la Direttiva 93/13
- 6. (Segue): la nozione di “interesse ad agire” nel prisma del “diritto processuale europeo del consumatore”
- 7. (Segue): la rimodulazione dell'exordium praescriptionis alla luce delle carenze informative del consumatore
- 8. Considerazioni conclusive
La risoluzione delle questioni che ostacolano l'uniforme applicazione della direttiva 93/13/CEE determina una profonda valorizzazione del ruolo della Corte di Giustizia nella realizzazione di una transizione della società europea verso parametri economici e giuridici comuni. Tale fenomeno è visibile, più di recente, in alcune pronunce in cui la corte di Lussemburgo ha chiarito la portata interpretativa dell'art. 4, par. 2 della Direttiva, con riferimento alle clausole relative ai costi extra interessi e all'indicizzazione in valuta estera nei contratti di mutuo, le quali, radicate in una prassi bancaria dell'Europa orientale, celano delle implicazioni finanziarie e macro-economiche di non poco conto. Parallelamente, la corte ha colto l'opportunità di precisare la portata, in relazione alla tutela del consumatore, di alcune questioni processuali, come l'interesse ad agire e la decorrenza della prescrizione nei rimedi restitutori, così completando il processo di spontanea armonizzazione intrapreso dagli stati membri e volto alla formazione di un «diritto processuale europeo del consumatore».