Sommario:
- 1. Introduzione.
- 2. L'analisi economica del sistema agroalimentare ed i “danni da filiera”.
- 3. La “natura” e il “comportamento” dell'impresa agricola.
- 4. L'intervento dello Stato, il contributo delle forze sociali e il comportamento atteso dalle imprese agricole.
L'obiettivo dell'articolo è favorire la riflessione sulle trasformazioni economico-sociali che potranno determinarsi nella governance delle imprese agricole coltivatrici e nelle loro organizzazioni di rappresentanza, quando il sistema agroalimentare italiano transitasse in un equilibrio organizzativo, partecipativo. Nel corrente sistema agroalimentare italiano, la maggior parte delle attività produttive si sviluppa all'interno di organizzazioni che sono guidate solo in misura parziale dal sistema dei prezzi. La prevalenza al loro interno di relazioni idiosincratiche, fa superare l'identificazione e l'immedesimazione nella proprietà, attraverso il controllo gerarchico. In tale contesto sono presenti le aziende agricole familiari che si propongono nelle relazioni di sistema come propaggini funzionali della famiglia coltivatrice, che non usano delegare a terze decisioni strategiche, al fine di garantirsi autonomia e autoriproduzione. Questa positiva resilienza nel produrre nutrimento, riconducibile ad un approccio metodologico evolutivo-comportamentista, rende complessa la cooperazione con il sistema, e rischia di far sacrificare nella corsa pretesa dalla modernizzazione l'autonomia e l'autoriproduzione. L'analisi delle interrelazioni tra il sistema agroalimentare e il sottosistema delle imprese agricole familiari e dei conseguenti “danni da filiera”, è effettuata utilizzando le categorie di coordinamento, adattamento e allineamento proposte dall'economia neo-istituzionale. Queste tesi sulle dominanze sono osservate anche da una prospettiva più ampia, che va oltre l'analisi del funzionamento dei mercati e investe la dinamica delle organizzazioni, in generale, delle imprese e delle loro organizzazioni di rappresentanza. Si sono applicate le categorie exit e voice, che il prof. A.O. Hirschman ha proposto nel libro del 1970, Exit Voice and Loyalty, con il risultato di individuare spazi di potere politico e di azione manageriale e sindacale, che legittimano posture ed interventi, anche legislativi, utili, sia a superare gli ostacoli che si frappongono alla transizione partecipativa del sistema, sia alla costruzione di meccanismi di recupero economicodelle imprese agricole, alternativi all'exit praticato dal mercato. È individuata la funzione e la natura voice dei mercati locali e della rappresentanza all'interno delle relazioni informali che collegano le imprese direttamente con i consumatori. Infine, alle organizzazioni di rappresentanza è prospettato un percorso evolutivo strumentale ai meccanismi di recupero economico, praticando i quali potranno cui sottrarsi all'isomorfismo organizzativo che sta svuotando delle identità i corpi intermedi ed accompagnare le imprese agricole nella modernizzazione, sfruttando il loro positivo ristagno organizzativo.