La regolamentazione della pubblicità nei servizi professionali ha rappresentato un’occasione di attrito tra Unione europea e Italia. La distanza tra la posizione sostenuta dal diritto comunitario e quella mantenuta dal diritto interno è anzitutto osservabile sul piano, fortemente simbolico, del lessico: da una parte è promossa la “comunicazione commerciale”, dall’altra è ribadita la preferenza verso la “pubblicità informativa”. L’ingente produzione normativa degli ultimi anni, tenuto altresì conto della recentissima riscrittura del codice deontologico forense (ove la parola “pubblicità” non compare affatto), ha finito per acuire le differenze preesistenti. Spetta perciò all’interprete offrire una soluzione che, stante l’incomunicabilità tra le opposte filosofie che alimentano il dibattito sull’apertura degli ordinamenti professionali alla concorrenza, riporti al centro dell’analisi giuridica quei canoni ermeneutici che fin qui hanno garantito un ordinato sviluppo del sistema italo-comunitario delle fonti.
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Obbligazioni e contratti 07.03.2014
La pubblicità commerciale nella professione forense. Tra spinte innovatrici europee e residue resistenze domestiche
di Francesco Quarta