Sommario:
- 1. Possibili spazi di interventi emendativi, tra il (non) “migliore dei mondi possibili” e il rischio di riaprire il “vaso di Pandora”.
- 2. Criticità nella disciplina delle misure di allerta.
- 3. Scelte discutibili e profili di incostituzionalità nell’accesso alle procedure di regolazione della crisi e dell’insolvenza.
- 4. Previsioni da modificare in materia di concordato preventivo.
Già all’indomani della divulgazione della bozza di decreto delegato, ambiziosamente definito “Codice della crisi e dell’insolvenza”, è stato possibile constatare, nell’ambito degli “addetti ai lavori”, due tipi di reazioni, l’una di segno opposto all’altra. Da un lato, un giudizio ampiamente favorevole (già solo per il fatto di aver rimesso mano in modo finalmente organico – o quasi – alla materia), a cominciare dall’introduzione – da molti, in effetti, lungamente invocata – delle cc.dd. misure di allerta; dall’altro, un atteggiamento prevalentemente (e talora aspramente) critico sui contenuti della riforma, con riguardo sia ai princìpi ispiratori – e dunque alle scelte di fondo – della legge delega, sia alla loro minuta declinazione.